sabato 8 ottobre 2011

Favola

Questa è una bellissima favola ideata e scritta da IRENE (la mia migliore amica) che mi ha pregato di metterla sul mio blog; è molto commovente secondo me, spero che vi piaccia eccola qua:
"C’era  una volta una piccola principessa. Viveva in un castello con grandi e spesse mura, e non poteva mai uscire. Dalla sua piccola finestra sulla torre, sentiva gli altri bambini giocare, ridere e gridare, ma lei non poteva uscire. Chiese molte volte di poter visitare il mondo, ma la risposta era sempre no. Se voleva poteva avere tutti i gioielli del mondo, bambole di porcellana e  vestiti, ma non poteva uscire. Passarono 10, 20, 300 anni, e tutto era sempre uguale. La piccola principessa smise di preoccuparsi, e i giorni iniziarono a sembrare infiniti. Non ascoltava più i bambini giù in strada. Non le interessava più la neve o la pioggia. Non sentiva più il rumore del vento. Non vedeva più lo splendore delle stelle.
Fu cosi che un giorno sua madre indisse un concorso a cui solo le figlie  di nobili potevano partecipare, allo scopo di trovare un’amica per la piccola principessa.
La prima ragazzina aveva un vestito blu, e si chiamava Angelica. – Lo sai che ho 30 cavalli diversi, e d’estate, quando l’aria è calda e una leggera brezza muove i campi, mia madre mi porta a cavalcare in mezzo alle orchidee, e io mi siedo sull’erba, sogno, canto e mi intaglio coroncine di margherite? Se diventi mia amica, posso portare anche te. – disse la ragazzina col vestito blu.                                                                       
Ma la piccola principessa non aveva mai visto l’estate. Dentro al suo castello esisteva solo l’inverno. – Non posso venire. – disse lei. – Mi piacerebbe tanto sognare e cantare e sentire l’afa dell’estate, ma non ne sono più capace. Se tenessi in mano dei fiori, appassirebbero subito. Se cavalcassi nel vento, finirebbe per sopraffarmi. Mi dispiace, ma non posso essere tua amica. –
La seconda bambina si chiamava Tamika ed aveva la pelle scura e una collana di perle. – Mio padre viaggia molto. A volte mi porta con sé, nei paesi più lontani. Ho visto l’Africa, l’America, sono stata nel deserto e nell’oceano, a giocare con i delfini, a bere the con i beduini sotto un sole bruciante. E ogni volta mio padre mi fa un regalo, perché lui mi vuole bene. Ma la piccola principessa chiuse gli occhi. – Non posso farlo. – sussurrò. – Vorrei tanto nuotare, giocare con le onde, correre sulla sabbia e sentire il sole sulla schiena, ma non ne sono più capace. Se nuotassi con i delfini, loro scapperebbero. Se volessi camminare nel deserto, il sole si spegnerebbe. E se tuo padre volesse voler bene anche a me, non potrebbe, perché io non sono più capace di amare. Mi dispiace, ma non posso diventare tua amica.-
La terza bambina aveva capelli neri come la pece, un lungo vestito rosa e gli occhi a mandorla. – Vengo da un paese molto lontano da qui. I miei genitori sono cantastorie. Prima di andare a letto, mi raccontano favole provenienti da ogni paese, e io rido, piango e mi arrabbio insieme a loro. So la storia del drago che rapisce la fanciulla, della bambina con un cappuccetto rosso, della ragazza povera e del suo principe. Sono un’esperta su Giganti, Orchi, Streghe e Lupi. Se diventi mia amica, posso chiedere ai miei genitori di raccontarle anche a te. –                                                          
La piccola principessa nascose il viso tra le mani. –Mi dispiace molto. – disse piano. – Ma proprio non posso. Anche se volessi non riuscirei ad ascoltare le favole. Potrei provare a ridere, a piangere e ad arrabbiarmi, ma sarebbe tutto finto, perché non ne sono più capace. Se le storie avessero un lieto fine, non riuscirei ad apprezzarlo. Se provassi ad immaginarmi un bel principe, lui mi abbandonerebbe. Se dovessi scegliere, finirei col tenere per Lupi, Streghe ed Orchi, perché solo loro riuscirei a capire. Sono molto dispiaciuta, ma non posso essere tua amica. –
Non vi erano altre bambine come candidate. Il concorso fu chiuso, e nessuno vinse.
La piccola principessa non sentiva più niente. Le mani non erano più sensibili, gli occhi vedevano il vuoto. I colori erano tutti uguali, e così gli odori e i suoni. Nel castello soffiava sempre e solo un vento gelido, cadeva sempre e solo neve, l’aria era sempre e solo fredda. Non vi era calore, di alcun tipo. A poco a poco, il castello si svuotò. Sua madre se ne andò, così come la servitù e il maggiordomo. Rimase solo lei, sempre uguale, sempre piccola, a vivere di nulla.
Passarono 1000, 2000 anni, e qualcuno bussò alla porta. La piccola principessa aprì, e vide un uomo coperto di stracci. Lui chiese qualche soldo, ma lei non riuscì a dargli niente, anche se le camere erano piene di gioielli e oro non speso, perché nessuno aveva mai dato a lei qualcosa. L’uomo chiese di entrare, ma lei glielo proibì, perché nessuno le aveva mai permesso di aprire il suo cuore ad altri. Il viso dell’uomo era molto famigliare. Guardandolo meglio, capì il perché. Era il suo riflesso, speculare come davanti ad uno specchio. Ma il viso dell’uomo era vivo, e gli occhi avevano una scintilla che la piccola principessa non aveva mai avuto. Lui le sorrise. – sono tornato da te, tesoro. Mi ero perso e non sapevo più dove andare, ma alla fine sono tornato da te. So che non ti ricordi di me, ma io sono tuo padre.- La piccola principessa voltò la testa. Allora iniziò a succedere qualcosa di veramente strano, iniziò a provare un’emozione che solo moltissimo tempo prima aveva sentito. E piano piano, in silenzio, la piccola principessa incominciò a piangere.
Da quel momento in poi il mondo riacquistò colore. Il vento gelido era cessato, e al suo posto vi era una piacevole brezza. Il nulla si riempì, al suo posto subentrò la gioia, la vita, a volte la tristezza. Le estati incominciarono a fiorire, cosi come le primavere e gli autunni.
Alla piccola principessa non importava più uscire dal castello, perché dentro vi era ciò che aveva sempre desiderato."

1 commento: